martedì 27 aprile 2010

La strada che io credevo capace di imprimere alla mia vita svolte sorprendenti, la strada, con le sue inquietudini ed i suoi sguardi, era il mio vero elemento: in essa ricevevo come in nessun altro luogo il vento dell'eventualità.
Mi muovo in un paesaggio dove rivoluzione e amore fanno discorsi sconvolgenti.
L'eterno conflitto tra l'architettura e la sua funzione sociale.
Gli urbanisti del XX secolo dovranno costruire delle avventure. Il più semplice atto situazionista consisterà nell'abolire tutti i ricordi dell'uso del tempo della nostra epoca. E' un'epoca che fin qui ha vissuto molto al di sotto dei suoi mezzi.
Fino agli anni Quaranta qui c'erano solo campi e contadini. Poi lo Iacp ha costruito brutti palazzi per gli immigrati che arrivavano dal Sud e ha asfaltato le strade dandogli nomi di scrittori famosi: via Pirandello, via Emilio Salgari, via D'Annunzio, via Italo Svevo. Il Pilastro è stato considerato un quartiere violento. Spaccio, scontri a fuoco, cosche mafiose, morti ammazzati. Agli inizi degli anni Novanta dire di abitare al Pilastro non era un buon biglietto da visita a Bologna. La situazione oggi è cambiata. Il quartiere non fa più paura. Le bande criminali sono state sgominate o hanno traslocato altrove e la gente ha scoperto che qui è pieno di verde e che le case costano meno che al centro. Vivere al pilastro è diventato quasi chic.











Contenitore di desideri, frustrazioni, ambizioni, deslusioni private.
Via San Donato, direzione il Pilastro.

lunedì 26 aprile 2010

Le immagini e le parole di questo blog sono state rubate da un occhio tecnologicamente avanzato e da un occhio primitivo!
Sotto, immensa, c'è la sua storia. Ogni tanto un'onda ne scopre un frammento, prima le acque, nell'opera di corrosione inarrestabile che questa città si è proposta per esistere sempre presente, lo riportino sotto ... Per conoscerla, bisogna avere la pazienza di ascoltarla. Con lo stetoscopio. Come pulsa dentro. Bisogna saperla sentire. Suo malgrado. Dove rivela la sua memoria. Chi vive, se vuole andare avanti, deve dimenticare. Il suo passato!

Ascolto il tuo cuore città.

sabato 24 aprile 2010

Appena si oltrepassa la conoscenza immediata incomincia il dubbio. L'epistéme crede di poter vincere il dubbio con la ragione. Il "dubbio" può essere vinto solo con la fede!

giovedì 22 aprile 2010

E' il mezzo più semplice per articolare il tempo e lo spazio, per modellare la realtà, per far sognare. Non si tratta soltanto di articolazione e modulazione plastica, espressione di una bellezza passeggera. Ma di una modulazione influenzale, che si inscrive nell'eterna curva del desiderio umano e del progresso nella realizzazione dei desideri. L'architettura di domani sarà un modo con cui modificare le concezioni attuali di tempo e spazio. Sarà un mezzo di conoscenza e un mezzo d'azione.
La mia forma d'arte è il viaggio fatto a piedi nel paesaggio ... La sola cosa che dobbiamo prendere da un paesaggio sono delle fotografie. La sola cosa che ci dobbiamo lasciare sono le tracce dei passi.
Ho scelto di fare l'arte camminando, utilizzando delle linee e dei cerchi, o delle pietre e dei giorni.

lunedì 19 aprile 2010

Il cielo sopra Stoccolma.
Stoccolma, dopo la strettoia c'è una piazza immensa.

domenica 18 aprile 2010

A Bologna d'estate c'è un caldo che non si può stare, mi vien da pensare a sentire, questa parola, Bologna ... Una volta che a Bologna c'è un caldo che non si può stare, non in un posto qualsiasi, sotto i portici di via Marsala, non un giorno qualsiasi ...

sabato 17 aprile 2010

Al fine tra la vita solare e la vita oscura, i filosofi sono lì a meditare. E ogni tanto danno una voce verso il buio, affinano l'udito per ascoltare inavvertiti echi. Risponde la poesia.

venerdì 16 aprile 2010

La musa inquietante

giovedì 15 aprile 2010

"E' una città indecifrabile anche per me che l'ho girata in lungo e in largo. Misteriosa e segreta e con una sua particolare cultura del delitto. Se la passeggi di notte ti accade di vedere ombre che si muovono in uno scenario che è un invito a nascondere ..." Rubata a Loriano Machiavelli





venerdì 9 aprile 2010

Abbiamo parcheggiato la macchina accanto alla chiesa di Sant'Andrea entrambi incuriositi da quell'edificio moderno, dalle linee stilizzate, come certe chiese che si vedono spuntare all'improvviso in mezzo alla giungla, di un bianco immacolato. Andrea si è fermato qualche minuto di fronte all'entrata di vetro più simile all'ingresso di un ambulatorio che a quello di un tempio; poi insieme abbiamo attraversato la strada e ci siamo ritrovati sotto il portico del "Treno", il celebre palazzo a due piani che si snoda per centinaia di metri lungo la strada, simbolo di una periferia che ha tentato anche la carta della spregiudicatezza. A suo modo "il Treno" è ancora un edificio attraente, costruito con una certa ricercatezza: le finestre sono grandi quasi quanto una parete e le tapparelle, invece che di plastica, sono in legno scuro: un lusso raro da queste parti ...


lunedì 5 aprile 2010

La vista delle rovine ci fa fugacemente intuire l'esistenza di un tempo che non è quello di cui parlano i manuali di storia o che i restauri cercano di richiamare in vita. E' un tempo puro, non databile, assente da questo nostro mondo di immagini, di simulacri e di ricostruzioni, da questo nostro mondo violento le cui macerie non hanno più il tempo di diventare rovine. Un tempo perduto che l'arte tavolta riesce a ritrovare.

sabato 3 aprile 2010

... e mani troppo grandi per regalare un fiore.
Milano in questo momento è muta.
Architetture, armature, vestiti, abiti, abito ...


venerdì 2 aprile 2010

Quello che scriverò e quello che ho scritto sono soltanto citazioni rubate dallo sguardo cleptomane, durante il mio vagare nell'umgreifende della letteratura.
Ridestare, risvegliare, riavviare, riaccendere, rinvigorire, la domanda sul senso dell'abitare.

giovedì 1 aprile 2010

Nei boschi presso Copenaghen ...
Questa non è New York!
La Wanderung. Dell'erranza nella natura, senza finalità, per una guarigione impossibile: poichè l'errante viaggia, come il filosofo, per ammalarsi sempre di più ... quelli che per il viaggiatore sono meri interluoghi, luoghi di transito, tappe, stazioni, sono per il wander tutto. Il suo spazio è la terra di nessuno, qui trova la sua patria e via. Esprime la definitiva crisi del ritorno in quanto "mira all'irraggiungibile".