venerdì 9 aprile 2010

Abbiamo parcheggiato la macchina accanto alla chiesa di Sant'Andrea entrambi incuriositi da quell'edificio moderno, dalle linee stilizzate, come certe chiese che si vedono spuntare all'improvviso in mezzo alla giungla, di un bianco immacolato. Andrea si è fermato qualche minuto di fronte all'entrata di vetro più simile all'ingresso di un ambulatorio che a quello di un tempio; poi insieme abbiamo attraversato la strada e ci siamo ritrovati sotto il portico del "Treno", il celebre palazzo a due piani che si snoda per centinaia di metri lungo la strada, simbolo di una periferia che ha tentato anche la carta della spregiudicatezza. A suo modo "il Treno" è ancora un edificio attraente, costruito con una certa ricercatezza: le finestre sono grandi quasi quanto una parete e le tapparelle, invece che di plastica, sono in legno scuro: un lusso raro da queste parti ...

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